Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick, di Ron Howard, con Chris Hemsworth, Brendan Gleeson, Cillian Murphy, Michelle Fairley, Ben Whishaw, Charlotte Riley, Tom Holland, Benjamin Walker, Joseph Mawle, Paul Anderson, durata 121’, nelle sale dal 3 dicembre 2015, distribuito da Warner Bros.
Recensione di Luca Marchetti
Persino Moby Dick, di Herman Melville, il romanzo americano per eccellenza, è finito nella morsa miope e avida di una Hollywood ormai interessata a trasformare qualsiasi cosa in franchise o affini. Di questa triste usanza, che lentamente sta prendendo piede in tutti gli studios, ce ne siamo lamentati abbastanza, in più di un’occasione, ma troviamo disarmante che anche un caposaldo della letteratura mondiale, con l’incerto Heart of The Sea – Le origini di Moby Dick, sia finito in questo tritacarne commerciale.
Unico motivo di sollievo è sapere che, nello scegliere un regista, i produttori abbiano deciso di affidare il progetto a Ron Howard, regista attento e onesto, erede migliore della tradizione più classica del cinema americano. Howard, infatti, pur mettendo in mostra tutte le conoscenze estetiche acquisite durante le riprese del capolavoro Rush, soprattutto nella parte “marittima”, realizza una pellicola fieramente tradizionale, dove si assapora tutta l’epicità di una storia assurdamente virile e amoralmente anacronistica.
Nelle dure sequenze della caccia alla balena, nelle suggestive scene della tempesta o in quelle ipnotizzanti del naufragio, il regista sintetizza tutti i topos di un Cinema visceralmente fisico e tattile, un intrattenimento che, anche con l’abuso di CGI, cerca l’impatto avvolgente, che riempie i sensi del proprio pubblico.
Purtroppo, il capolavoro di Ron Howard finisce in quella splendida parte centrale, perdendosi dietro una sceneggiatura che non sa bene dove dirigersi.
Lo script di Charles Leavitt, ispirato al libro Nathaniel Philbrick, nel voler consapevolmente prendere le distanze ideologiche e concettuali da Moby Dick (il film racconta l’evento reale, il naufragio della nave baleniera Essex, che ispirò all’epoca Melville), si riversa in espedienti narrativi alquanto futili, non riuscendo mai a colpire un obiettivo. La rappresentazione di un’epoca storica, la caratterizzazione di protagonisti potenzialmente grandiosi (quanto manca il carisma e la forza di un Capitano Achab!), il rapporto tragico tra natura e uomo e la progressiva sconfitta di quest’ultimo (con un colpo di scena dalla portata morale incredibile, gestito nel modo peggiore, gettato via senza problemi) sono temi capitali di questa storia ma sono trattati tutti con approssimazione e sciatteria.
L’ottima mano del regista può ben poco con un materiale di partenza così ottusamente mediocre, figlio della commercializzazione/banalizzazione estrema delle storie. Appare logico che, alla fine, Howard senta il peso del paragone con il folle e splendido Moby Dick di John Huston (opera fedele davvero allo spirito di Melville) e il suo film perda rovinosamente di fronte a questo più autorevole e coraggioso precedente cinematografico (non a caso la sceneggiatura dell’opera di Huston era firmata da un certo Ray Bradbury), lasciandoci un film che, oltre ad alcuni momenti di ottimo, puro intrattenimento, regala ben poco.
critico cinematografico