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Giovedì, 04 Lug 2024

Sognate la vostra vita. Compiti per l’estate, di Cesare Catà, Ed. Il Melangolo, Genova, 2016, pp.53, euro 5.

Recensione di Roberto Tomei

L’autore, docente di filosofia nei Licei e professore a contratto presso l’Università di Macerata, con una discreta esperienza internazionale, ha pubblicato di recente Filosofia del fantastico (2012) e Shakespeare e l’urlo di Narciso (2015).

Nel libro, oggetto della nostra recensione, la cui lettura ci sentiamo di consigliare ai discenti non meno che ai docenti, Catà affronta, con tono apparentemente leggero perché nella sostanza veramente profondo e, comunque, accattivante, l’inusuale tema dei compiti per l’estate, vissuti di regola come i più odiosi, in quanto da svolgere mentre si è in vacanza.

Al centro della riflessione sta un diverso modo di concepire la scuola che, per l’autore, deve avere per scopo non “il trasferimento di un sapere, bensì la trasmissione del desiderio-di-sapere”. Insomma, non solo nozioni, ma anzitutto strumenti critici; non cose da imparare, ma il modo per impararle; non risposte, ma la capacità di porre domande; non il sapere, appunto, ma l’amore per la conoscenza: filo-sofia”.

Catà crede che questa sia l’unica strada per la cultura, che, “per essere tale, deve essere animata da un moto del cuore”. Dall’altra parte, l’insegnante non deve mirare a effettuare un trasloco di conoscenze, ma il suo compito è la maieutica. Come faceva Socrate, che cercava di trarre qualcosa dall’interno degli uomini per portarlo fuori. Si tratta di un approccio pedagogico nuovo, che abbandona una volta per tutte il principio dell’ansia, su cui è stata strutturata la scuola italiana, che una volta produceva alunni eruditi e mesti e, negli ultimi trent’anni, una volta svuotata del suo compito formativo, alunni mesti e incolti, laddove, secondo l’intuizione di Montessori, nessun alunno triste può avere vera conoscenza.

All’ansia cui corrisponde frustrazione, Catà intende sostituire un modello di scuola felice, quanto meno non più artefice degli spettri e degli incubi dei ragazzi. Del resto, se è da scholeion che deriva il concetto di “scuola”, cioè dal tempo che uno dedica liberamente a se stesso (da non confondere col tempo libero), “questo deve significare che una scuola autentica non può prescindere dall’interiorità dei ragazzi e dalla personalità del docente”.

L’estate deve rappresentare così, anche simbolicamente, lo spazio di sospensione del tempo in cui l’otium (la versione romana dello scholeion), in senso nietzschiano, si manifesta in tutta la sua forza. Nelle vacanze, in definitiva, “cioè nella mancanza di attività scolastiche, la scuola trova il suo senso se il ragazzo utilizza la scuola per diventare se stesso”.

L’altra metà del libro contiene “quindici arbitrari, passionali consigli di lettura” per l’estate. Sono rivolti a ragazzi e ragazze, ma confesso di essere curioso anch’io di leggere almeno il “De Deo abscondito” di Nicola Cusano.

Devo dire che questo Catà ci sa proprio fare.

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