Il filosofo pigro. Imparare la filosofia senza fatica di Stefano Scrima, editore Il Melangolo, Genova, 2017, pp.203, euro 10.
Recensione di Roberto Tomei
Il libro è destinato ai pigri, che non hanno voglia o tempo per leggere i libri necessari per conoscere la filosofia, ma ambiscono, comunque, a saperne qualcosa. In una parola, si tratta di un manuale di filosofia per tutti, di pronto uso e per i fini più svariati, che ha il raro pregio che si legge divertendosi.
Per rendersene conto, basta già guardare alla sua triplice articolazione interna. Che inizia con l’analisi delle tematiche eterne, quindi immortali, del pensiero occidentale (Ragione, Natura, Amore, ecc), che vengono intrecciate con le più svariate tematiche della vita di ogni giorno (Sigaretta, Calcio, Sesso, ecc); prosegue poi con la sezione “Filosofia della cucina”, incentrata su oggetti con i quali abbiamo un rapporto quotidiano (Vino, Fornello, Caffè); termina, infine, con una “Ministoria della filosofia”, sintetico passaporto per orientarsi in un mondo non troppo semplice.
Si è detto sopra che il libretto “è di pronto uso e per i fini più svariati”. A chiarire il significato di questa espressione ci pensa in premessa l’autore stesso, allorché spiega come, leggendo la voce “Amore”, si acquisisce un’arma di seduzione irresistibile, non essendo da tutti “dichiarare il proprio amore citando il mito dell’uomo palla di Platone ovvero dell’androgino”. Era, questo, l’essere umano delle origini, che conteneva uomo e donna in un unico organismo e non conosceva i nostri problemi. Sennonché, giudicandolo troppo potente, Zeus pensò bene di dividerlo in due e separò l’uomo dalla donna, i quali da quel momento non vissero più un solo giorno senza sognare di ricongiungersi. E' così che nacque l’amore (che per Platone è il bene, la perfezione) tra gli uomini, ma, contemporaneamente, anche il male e l’imperfezione.
Ma molto interessante è anche la voce “Bruttezza”, in cui, partendo dalla constatazione che Socrate e Aristotele, ma anche Leopardi e molti altri esimi pensatori, erano brutti, l’autore asserisce che la bruttezza si pone quasi come un viatico per la riflessione. Sennonché, tale proposizione sembra cozzare contro l’aspetto di Camus, che invece era bello e, malgrado ciò, filosofava, per di più “glorificando questa nostra vita trascorsa a trasportare massi su per le rupi più alte, per poi, totalmente impotenti, vederli ricadere nel nulla” (evidente allusione al Mito di Sisifo, ndr). Senza affatto scomporsi, l’impertinente autore, nella chiusa della “voce” in questione, riesce tuttavia a superare brillantemente la contraddizione, spiegandoci come il bel filosofo avesse mutuato questo suo sentire dalle riflessioni di un altro filosofo brutto: un certo Nietzsche.
Eccellente anche la “Ministoria della filosofia”, che raccoglie in dieci paginette 2500 anni di storia del pensiero occidentale. Da essa apprendiamo, tra l’altro, che” la teologia è lo sposalizio tra ragione e fede” e che, grazie a Newton, “finalmente sappiamo perché le mele cadono dagli alberi e perché la Terra rimane così ben sospesa”. Sono, queste, le “stoccate” che mi sono piaciute di più, ma ve ne sono molte altre, tante che c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Il libro, insomma, è veramente godibile dalla prima all’ultima pagina, sicché, confidiamo vivamente che non cada vittima della “pigrizia”, quella autentica, degli italiani verso la lettura, quale di recente è stata tristemente certificata dall’Istat.