Trascorso poco più di un anno dall’insediamento del nuovo board del Cnr, con Massimo Inguscio presidente, e del nuovo direttore generale, Massimiliano Di Bitetto, sembra prendere corpo un’importante fase di riorganizzazione delle strutture di ricerca dell’ente, con l’auspicato obiettivo di meglio impiegare le risorse disponibili.
I prossimi interventi prevedono la razionalizzazione delle sedi secondarie di alcuni Istituti CNR. In particolare, sono proposte la “soppressione della sede secondaria di Trento dell’Istituto di Biofisica (IBF) – Genova e conseguente confluenza della stessa nella sede secondaria di Trento dell’Istituto Nazionale di Ottica (INO) – Firenze”; la “soppressione della sede secondaria di Massa dell’Istituto di Fisiologia Clinica (IFC) – Pisa e trasformazione in sede di lavoro”; la “soppressione della sede secondaria di Roma dell’Istituto di Farmacologia Traslazionale (IFT) – Roma e trasformazione in sede di lavoro”; la “soppressione della sede secondaria di Cagliari dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (ISAC) – Bologna e trasformazione in sede di lavoro”; la “soppressione della sede secondaria di Pisa dell’Istituto di Tecnologie Biomediche (ITB) – Segrate (MI) e trasformazione in sede di lavoro”; la “confluenza nell’Istituto di Struttura della Materia (ISM) - Roma delle sedi secondarie di Roma Tor Vergata e Montelibretti dell’Istituto dei Sistemi Complessi (ISC) – Roma”; la “razionalizzazione delle sedi secondarie di Torino e Roma dell’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria (IGAG) – Montelibretti e dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse (IGG) – Pisa”.
Tra i criteri base indicati dall’amministrazione per le ristrutturazioni di cui sopra troviamo la massa critica della sede in termini di personale mentre, allo stato, alcuna menzione è fatta a risparmi economici.
Presto, su questa scia, si potrebbe assistere ad ulteriori soppressioni e riorganizzazioni di sedi, anche al fine di conseguire risparmi di spesa a beneficio del finanziamento della ricerca.
Peraltro, nel più grosso ente di ricerca del Paese sembrano esistere casi limite in cui, ad esempio, per l’affitto della sede di un Istituto, con circa 20 dipendenti, ubicata in piena campagna e distante dalla città, viene pagato un affitto annuo di 520 mila euro, comprensivo di eventuali manutenzioni. In pratica, oltre 27 mila euro l’anno per ogni dipendente.