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Sabato, 04 Mag 2024

Come diventare vivi. Un vademecum per lettori selvaggi di Giuseppe Montesano, editore Giunti, Firenze, 2017, pp. 189, euro 10.

Recensione di Roberto Tomei

Difficile per chi ama i libri non farsi catturare da un libro che parla di libri. E così mi sono ritrovato tra le mani in libreria e ho subito acquistato il libro di Montesano, insegnante di Storia e Filosofia e scrittore napoletano, che prosegue qui il discorso sulla lettura iniziato con Lettori selvaggi, uscito sempre per lo stesso editore nel 2016.

Il libro è dedicato ai suoi alunni, “quei cari nativi digitali che quando ho parlato con entusiasmo di e-book hanno detto sì, occhèì, ma per me un libro deve essere di carta, che sono arrivati la mattina esaltati per Il maestro e Margherita, che hanno messo negli stereo delle automobili i preludi di Wagner”. Prosegue poi con alcune massime sul profilo del lettore selvaggio, un racconto sul lettore precario e termina, infine, con un invito a leggere, che mescola poesia e saggistica, senza risparmiarsi toni apocalittici, visti i pochi lettori rimasti nel nostro paese.

Al centro di questo piccolo grande libro c’è il metodo del lettore selvaggio, da intendersi come il lettore perso nel Paese della Bellezza, che si abbandona a musica, arte, letteratura, scienza e altro ancora, facendo così esperienza della metamorfosi. Il lettore selvaggio è come il cavaliere errante dei romanzi cavallereschi, che entra nella Foresta, abitata da Mostri, che per lui sono i Maestri, e così perde se stesso per ritrovarsi ancora di più, perché i libri dei Maestri ci spalancano il paesaggio dell’essenziale. E’ il passaggio inevitabile per diventare vivi, perché si è vivi solo quando si sa per cosa si vive e non lo si può sapere finché un Maestro non ci svela l’essenziale, che è l’opposto dell’effimero e del transeunte in cui siamo immersi. Quel che l’autore chiama l’illusione dell’attualità.

Il lettore selvaggio non legge per passare il tempo ma per vivere, nella consapevolezza che solo così può rompere la prigione in cui è chiuso, aprendosi all’esperienza della libertà, che è tanto esaltante da fargli volere che anche gli altri siano liberi, perché “non ci basta essere liberi da soli in un mondo di prigionieri”.

Dal confronto reale con l’Altro, in ogni caso, non si può prescindere, in quanto è proprio questo confronto che ci fa entrare in relazione e ci fa conoscere la differenza tra noi e lui. Ai docenti, come appunto Montesano, spetta il delicato compito della mediazione tra i ragazzi e i Maestri, affinché questi siano nel modo migliore recepiti da quelli e possano così operare una metamorfosi nei ragazzi, evitando loro un destino di analfabeti funzionali, incapaci di comprendere cose e persone.

In poche parole, quello di Montesano è un progetto di nuovo umanesimo, volto a recuperare la libertà di ricevere il mondo, anziché subirlo, perché, in fin dei conti, “solo l’amorosa educazione dei cinque sensi e della mente può farci diventare uomini vivi”.

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