di Alex Malaspina
In attesa che il presidente e il cda dell’Istat si decidano a “regalare” il nuovo direttore generale (c’è chi è pronto a giurare che il lieto evento ci sarà il 24 dicembre oppure il 6 gennaio), per i corridoi di via Balbo si commenta l’ultima nomina effettuata da Giovannini: quella di Direttore centrale amministrativo, disposta ai sensi dell’art. 6 del Dpr n. 166/2010 (riordino dell’ente).
La norma prevede che, in attesa dell’espletamento di concorsi per dirigenti amministrativi, con riserva di posti a favore di personale Istat che abbia ricoperto per almeno un triennio incarichi dirigenziali, il presidente possa - per garantire continuità e funzionalità all’ente - conferire incarichi dirigenziali per 18 mesi, rinnovabili per altri 12, a personale di ruolo “in possesso delle specifiche qualità professionali richieste”.
Ed è proprio su tale ultimo vincolo che si sono accese discussioni animate tra i giuristi di via Balbo.
L’avviso di selezione, fatto pubblicare da Giovannini, richiedeva, tra l’altro, ai candidati una esperienza dirigenziale all’interno dell’Istat o in altra amministrazione.
Atteso che lo status dirigenziale all’Istat è quello rivestito da direttore generale, capo dipartimento e direttore centrale, il fatto che la scelta operata da Giovannini sia caduta su un dipendente che sembra sprovvisto di tale status, ha sollevato forti dubbi e polemiche, che potrebbero sfociare in qualche ricorso amministrativo.