di Adriana Spera
Con la nomina di Stefano Gresta al vertice dell'Istituto di geofisica e vulcanologia (Ingv), effettuata lo scorso martedì dal ministro dell'Istruzione, università e ricerca, Francesco Profumo, sembra essere tornato il sereno in via di Vigna Murata.
Le turbolenze degli ultimi tre mesi, conseguenza delle dimissioni di Domenico Giardini da presidente dell'ente, presentate il 22 dicembre e "congelate" per più di due mesi dallo stesso Profumo, non hanno di certo contribuito a ridare credibilità e lustro a un Istituto da tempo nell'occhio del ciclone.
Ma, all'interno dell'Ingv, non sono molti a essere convinti che tutti i nodi problematici siano stati sciolti. Sembra profilarsi, infatti, un nuovo inimmaginabile colpo di scena, con il ritorno alla ribalta dell'Ingv proprio di Giardini che, uscito dalla porta, potrebbe rientrare dalla finestra, non più, ovviamente, come presidente, bensì come consigliere d'amministrazione, per occupare lo scranno lasciato libero da Gresta, neo presidente dell'ente.
Infatti, Giardini si era proposto a suo tempo, oltre che come presidente, anche come componente del cda. Avendo dovuto rinunciare dopo mille peripezie, mancando così l'obiettivo principale delle sue aspirazioni, non è da escludere che Giardini possa ripiegare sul piano B, "accontentandosi" di un ruolo da consigliere, attraverso il quale comunque potrebbe far valere tutto il suo peso, così da realizzare, almeno in parte, quello che doveva essere il suo "programma di governo".
Sullo sfondo, comunque, restano insoluti diversi problemi, tra i quali spiccano l'incandescente questione del precariato, alla quale occorre por mano una volta per tutte, e la gestione delle emergenze.
Ma anche sulla nomina del nuovo direttore generale si intravedono nubi all'orizzonte, visto che con il nuovo presidente i giochi si sono decisamente riaperti e tutto può accadere.