di Ivan Duca
La battaglia per evitare lo smantellamento di un centro di eccellenza del Cnr, l’Istituto di scienze neurologiche (Isn) di Cosenza, che da quindici mesi i ricercatori del medesimo Istituto stanno portando avanti, col sostegno di Usi-Ricerca, nei giorni scorsi ha fatto registrare un colpo di scena.
Antonio Gambardella, direttore dell’Istituto, autore dell’inopinato progetto di trasferimento della struttura a Catanzaro, alla corte di Aldo Quattrone, rettore dell’Università Magna Graecia e già direttore dell’Isn, ha dato incarico a un legale di diffidare i venti ricercatori e tecnici, che il 27 novembre scorso lo avevano invitato, con una argomentata nota, a rassegnare le dimissioni dall’incarico, alla “ufficiale ritrattazione delle espressioni usate e delle allusioni oltraggiose” che, a suo dire, sarebbero contenute nella loro missiva, con la minaccia, in avversa ipotesi, di “investire l’Autorità Giudiziaria per il ristoro dei danni”.
Gambardella, con la sua lettera, difende a spada tratta il suo operato, affermando, tra l’altro, che “sulla intera gestione economica dell’Istituto, proprio a causa delle insistite, maliziose, gratuite iniziative della minoranza rissosa (i ricercatori e i tecnici di Mangone, ndr), la Direzione Nazionale del Cnr è intervenuta con una verifica amministrativo-contabile, ovviamente conclusasi senza il minimo rilievo”.
Tale affermazione appare del tutto priva di fondamento in quanto, come risulta al Foglietto, il competente ufficio del Cnr, incaricato dell’ispezione, al momento non ha ancora esaminato l’ingente quantitativo di documenti acquisiti nel corso dell’ispezione, con la conseguenza che nessun verdetto di “assoluzione” risulta al momento emesso.
Un dato è, invece, certo ed è quello che, alla luce dell’iniziativa assunta da Gambardella, è ormai conclamata la incompatibilità ambientale tra il direttore e i ricercatori/tecnici dell’Isn di Mangone.
Un incompatibilità che non può essere ignorata dai vertici del Cnr, che devono intervenire al più presto per ridare serenità e dignità a una importante struttura scientifica, difesa strenuamente dalle forze politiche, dalla Chiesa, da migliaia di pazienti e dalla collettività.