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Venerdì, 05 Lug 2024

di Biancamaria Gentili

Nel 2013 le casse dell’Istat potranno contare su una entrata aggiuntiva di 1,8 milioni di euro, frutto delle sanzioni comminate ai non rispondenti ai questionari statistici che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono imprese.

La norma sanzionatoria è stata per anni, anzi per decenni, disattesa dall’ente di via Balbo, con la conseguenza che ai refrattari alla compilazione dei questionari non è stata mai applicata la sanzione di legge, che va, per le persone fisiche, da un minimo di 206,5 euro a un massimo di 2065, e per le imprese, da 516 a 5160 euro.

Tale deprecabile andazzo è andato avanti fino al 2007, quando l’Usi-Ricerca segnalò alla Corte dei Conti quella che riteneva un’anomalia assai dannosa per l’erario, ipotizzando mancati introiti nelle casse dell’ente per alcune centinaia di milioni di euro.

La Procura della Sezione giurisdizionale del Lazio aprì una indagine, alla fine della quale, ad agosto 2008, i vertici dell’ente statistico vennero citati in giudizio per avere provocato, secondo i giudici contabili, un danno erariale di circa 192 milioni di euro.

La vicenda ebbe una vasta eco sugli organi di stampa, al punto che il governo (Prodi), con il voto favorevole delle opposizioni (Fi, Lega Nord e Udc), ottenne che nel decreto “milleproroghe” di fine 2008 fosse inserito che le sanzioni dovessero essere comminate, fino al 2007, solo ai non rispondenti che “esplicitamente” avessero manifestato il loro rifiuto alla compilazione.

La norma, battezzata dai media “indulto statistico” o “colpo di spugna”, non spaventò i magistrati contabili che, avendo riscontrato profili di incostituzionalità della norma medesima, ricorsero alla Consulta, che però non fu dello stesso avviso.

Alla fine del procedimento, comunque, tutta la dirigenza dell’Istat (con in testa l’ex presidente Biggeri e due ex direttori generali), che dal 2002 al 2007 non aveva fatto applicare le sanzioni, è stata condannata a rifondere circa 250 mila euro all’erario.

Nel frattempo, però, l’ente statistico, che aveva sempre dichiarato che per applicare le sanzioni l’Istat avrebbe dovuto sostenere costi di gran lunga superiori alle somme da incassare, si è deciso a mettersi in regola, anche se di recente una direzione dell’ente statistico ha chiesto fuori tempo massimo l’applicazione di sanzioni per oltre 40 mila euro nei confronti di 42 imprese inadempienti.

I risultati complessivi, comunque, anche se – incredibilmente - riferiti non a tutte le indagini obbligatorie ma a un numero assai ridotto delle stesse, sono stati molto positivi per le casse dell’ente.

Nell’anno appena conclusosi, infatti, le entrate dell’ente presieduto da Enrico Giovannini hanno fatto segnare un +1,8 milioni di euro nel capitolo in cui confluiscono i “frutti” delle sanzioni.

A essere particolarmente soddisfatto è il sindacato Usi-Ricerca, che ancora una volta, grazie alla sua solitaria azione contro tutto e tutti, ha fatto recuperare cospicue risorse, che l’ente statistico potrà utilizzare anche per far fronte all’assunzione di personale.

Peccato che nessuno, ma proprio nessuno, fino a oggi abbia sentito il dovere di ringraziare il sindacato di vicolo del Buon Consiglio.

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