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Venerdì, 05 Lug 2024

di Biancamaria Gentili

“Lavoriamo per trovare una sede all’Istat, che sia qualificante e nel cuore di Roma, affinché possa lavorare al meglio al servizio dell’Italia”.

Questa la promessa fatta da Alemanno, sindaco di Roma, nel corso della X Conferenza di statistica, svoltasi nella capitale il 15 e il 16 dicembre del 2010.

Di solito, si dice che “chi cerca trova”, ma questa volta il primo cittadino della capitale è stato proprio sfortunato.

A distanza di più di due anni, la nuova sede dell’Istat continua a rimanere un miraggio. Una vera e propria Araba fenice.

Sempre abbandonato a se stesso è il terreno, una superficie di 60 mila mq. nel quartiere romano di Pietralata, acquistato cash nel 2007 dall’Istat per circa 15 mln di euro, e sul quale Luigi Biggeri, all’epoca presidente dell’ente statistico, avrebbe voluto edificare la sede unica dell’Istituto.

Intanto, le sedi dell’Istat sparse per Roma non si contano più. Non c’è quasi quartiere in cui l’ente non abbia un suo presidio: si va da via Balbo (quartiere Esquilino) a viale Liegi (nel cuore dei Parioli); da via Tuscolana (altezza raccordo anulare, sulla via di Frascati) a viale dell’Oceano Pacifico  (Eur inoltrato, l’accesso al mare dei romani). Senza contare le sedi satellite di via Depretis (ai numeri 74 e 77), via Torino e piazza Indipendenza, quest’ultima “ereditata” dal disciolto Isae, il cui canone di locazione è sempre a carico dell’Istat.

Una simile organizzazione richiede naturalmente un forte dispendio di risorse, che sicuramente sarebbe molto più ridotto se l’ente avesse una sola sede. Il Foglietto è in grado di svelare quanto l’attuale assetto logistico costa all’erario. A stabilirlo è stato di recente un Gruppo di lavoro costituito ad hoc dai vertici dell’ente.

I risultati fanno strabuzzare gli occhi. Si va da una spesa annua di circa 8,4 milioni di euro, Iva compresa, per canoni di locazione (al netto sia della sede di via Balbo, che è demaniale, che di quelle di viale Liegi e via Depretis n. 74, che sono di proprietà dell’ente), a quasi 2 mln di costi energetici, oltre a 4,5 mln per i servizi di vigilanza, pulizia, facchinaggio e manutenzioni varie. Totale, poco meno di 15 milioni, pari a 1 milione e 250 mila euro al mese, che al dì fanno oltre 40 mila euro.

Il Gruppo di lavoro, dopo aver determinato il costo complessivo di ciascuna sede, lo ha diviso per il numero dei dipendenti che vi operano.

In testa, con 24 mila euro, troviamo la sede di piazza Indipendenza, dove ad ottobre 2012 erano di stanza 53 dipendenti.

Seconda classificata, la sede di viale dell’Oceano Pacifico (490 dipendenti), con 12.500 euro, seguita da via Tuscolana (296 dipendenti) con quasi 11 mila euro.

A notevole distanza si colloca la sede di via Torino (94 dipendenti), in pieno centro della capitale, con poco più di 6 mila euro, sempre per dipendente.

L’Istat, dopo avere di recente acquisito nuovi locali nella sede di via Tuscolana, si appresterebbe, per ottemperare alle prescrizioni della spending review, a dismettere almeno una delle sedi in locazione.

Sono sempre più insistenti le voci secondo le quali a chiudere i battenti sarebbe la sede di via Torino. Quella che costa meno!

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