di Roberto Tomei
Nell’articolo del Foglietto del 22 gennaio scorso, dal titolo “Ingv, per scegliere due avvocati Ghilardi nomina una commissione senza giuristi”, non avevamo nascosto lo stupore nell’apprendere la stravagante composizione dell’organo chiamato a esaminare i candidati a due posti di tecnologo, a termine, riservati a laureati in giurisprudenza che, tra l’altro, dovevano essere abilitati all’esercizio della professione forense.
Non senza sorpresa da parte nostra, il contenuto dell’articolo è rimbalzato il 25 gennaio addirittura su Chiarinews, settimanale d’informazione della cittadina che ha dato i natali al direttore generale dell’Ingv.
Dopo qualche giorno, come un fulmine a ciel sereno, la composizione della commissione esaminatrice è cambiata, nientedimeno che nella persona del presidente.
Tutto accade il 30 di gennaio, quando Giovanni Torre, dirigente di II fascia dell’Ingv, nonché presidente della commissione d’esame, con una nota, prot. 1057, comunica “la propria impossibilità a partecipare ai lavori della commissione”.
Con inusuale solerzia, l’ente di via di Vigna Murata ha provveduto, sempre nello stesso giorno, a individuare il successore, acquisirne (almeno, lo presumiamo) il consenso, confezionare il decreto di nomina (n. 17, per la precisione), affiggerlo all’Albo e a darne diffusione, sempre con una nota a firma di Torre, alle Sezioni e sedi distaccate, a tutto il personale e agli Uffici interessati. Ma non alle organizzazioni sindacali.
Chi abbia una seppur minima esperienza di fatti amministrativi, sa che dimissioni, come quelle di Torre, creano scompiglio e richiedono di colmare un vuoto, disimpegnando una attività che un po’ di tempo, quando va bene, lo necessita.
In questo caso, data l’assoluta rapidità con la quale l’inconveniente è stato risolto, sembra quasi che all’Ingv si siano dotati di una qualche bacchetta magica.
D'accordo che l’articolo 97 della Carta Fondamentale indica l’efficienza come stella polare dell’azione amministrativa, ma appare difficile immaginare che i padri costituenti potessero pretendere dalla P.A. di muoversi quasi alla velocità della luce, anche perché un po’ ci vuole per identificare e convincere un professionista a dedicare parte del proprio prezioso tempo per partecipare a un concorso pubblico per selezionare aspiranti tecnologi.
Sta di fatto che la Provvidenza non è rimasta, comunque, sorda al grido d’allarme e di dolore del Foglietto, che auspicava, appunto, la presenza di giuristi per giudicare altri giuristi.
Per completezza, a prendere il posto dell’impossibilitato Torre, sarà l’avvocato Giuseppe Augusto Carnovale, del Foro di Roma, che nel suo sito web dichiara di ispirare la propria azione a “discrezione e saggezza”.