di Roberto Tomei
Con un avviso al personale, che nella sostanza è un ordine di servizio, ma che con una iperbole è stato ricompreso nella iuris figura della “Circolare”, che è tutt’ altra cosa, il direttore generale dell’Ingv, Massimo Ghilardi, ha di fatto innovato drasticamente la procedura relativa alle assenze del personale.
Si tratta, in tutto, di circa sette righe destinate a sconvolgere le abitudini di tutti i dipendenti. Per essere stringata, dunque, senz’altro lo è. A tutto voler concedere, volendola veramente considerare un circolare, probabilmente rappresenta un vero e proprio record, da segnalare ai cultori del diritto, quale esempio di prescrizione efficace, anche se non del tutto inequivocabile, come era normale attendersi.
Infatti, gli interpreti si sono accapigliati sulla portata e sui limiti dell’avverbio/abbreviazione “ecc.”, che segue i termini “permessi, congedi, recuperi”.
Per richiedere questi ultimi e gli “ecc.”, i dipendenti – scrive Ghilardi – devono inserire il tutto “nel modulo Workflow”, fermo restando che “tali richieste devono essere seguite da approvazione da parte del Dirigente competente per poterne affettivamente fruire in considerazione della necessaria autorizzazione preventiva”.
Da tale ultima previsione, probabilmente, sarà dipesa l’agitazione che si è manifestata tra i dipendenti dell’ente nella immediatezza della diffusione dell'asserita Circolare.
Invero, trattasi di formulazione tutt’altro che perspicua, che mescola l’approvazione, che è un atto successivo e di controllo, con l’autorizzazione che, viceversa, è atto avente natura eminentemente preventiva.
Tra gli interpreti, placate le dispute, sembra si sia raggiunta concordia sul fatto che per potersi assentare occorre prima il placet del dirigente.
La concordia, invece, c’è sempre stata su un altro aspetto della cosiddetta Circolare e cioè che la nuova disciplina si applichi esclusivamente alla fruizione dei permessi e non anche dei congedi, recuperi ecc., in quanto l’interpretazione letterale del testo fa riferimento esplicito e univoco alla “fruizione del permesso stesso”, senza richiamare appunto “congedi, recuperi ecc.”.
Sin qui, si tratta di rilievi formali, però tutt’altro che irrilevanti per la delimitazione dell’esatta portata della richiamata Circolare.
Nel merito, la vicenda si complica non poco, come peraltro segnalatoci da più di qualche dipendente.
Ed invero, fino a prova contraria, come non si possono prevedere i terremoti, neppure si può sapere prima, addirittura con un anticipo di “tre giorni lavorativi”, quando prendere un permesso, a meno che non si sia dotati di una sfera di cristallo.
Il rischio concreto che si corre, qualora la Circolare Ghilardi non dovesse essere ritirata - non "sospesa", come qualche sigla sindacale pretenderebbe - è che si potrebbe assistere a una esplosione di assenze per malattia, che sembrano escluse dal giro di vite imposto dalla stessa Circolare.
A tutt’oggi, poi, nessuno si è preso la briga di stabilire il tempo riservato al dirigente per dare o negare l’autorizzazione.
Per l’Usi-Ricerca, che stigmatizza l’iniziativa della direzione generale dell’ente di via di Vigna Murata, qualche forma di regolamentazione è possibile solo per i recuperi che, comunque, il dipendente è libero di programmare, a meno che il dirigente, egli sì preventivamente e con congrua motivazione, non ne voglia disporre il blocco temporaneo, in relazione ad esigenze straordinarie ed eccezionali dell’amministrazione.
Ma non è proprio questo il caso, visto che il personale dell’Ingv non si è mai tirato indietro, per nessuna ragione, di fronte alle emergenze, accampando la scusa di dover recuperare delle ore.
Da ultimo, non può essere ignorato che della Circolare de qua si è pretesa una osservanza alla velocità della luce: emanata il 5 febbraio, la sua applicazione decorre dalla stessa data.
Neppure al decreto-legge si è mai consentito tanto.