di Antonio Del Gatto
Nonostante le assicurazioni fornite dal Cra nella riunione di contrattazione integrativa del 16 ottobre scorso, numerosi dipendenti dell’ente sono sempre in attesa di vedersi accreditati i “contributi opera di previdenza”, erroneamente versati dall’ente all’Inpdap (ora, Inps).
Si tratta di una somma ragguardevole, oltre 9 milioni di euro, di cui circa 2,3 spettanti al personale, e che, sempre a detta del Cra, sarebbe stata restituita nel corso del 2013 ai 1158 aventi diritto.
Sta di fatto che siamo quasi a marzo. ma tutto tace. Né si ha notizia di eventuali, doverosi solleciti da parte dell’ente di via Nazionale all’indirizzo dell’ente previdenziale.
La vicenda, che si protrae da anni, risale al 2004, allorquando il neonato ente Cra, nel quale erano confluiti gli ex enti Irsa, aveva versato all’allora Inpdap, ancorché non fossero più dovuti, i cosiddetti “contributi opera di previdenza”, riguardanti il personale delle amministrazioni pubbliche cui spettava il trattamento di fine servizio (Tfs).
Tali contributi, in parte a carico dell’ente e in parte del dipendente, sono stati versati fino al 31 dicembre 2007.
Eppure l’Inpdap, nel mese di luglio 2009, aveva garantito che il debito nei confronti del Cra sarebbe stato saldato, a seguito di apposito Accordo, in tre rate e con l’ultima delle quali sarebbero stati rimborsati anche i “contributi” versati in esubero dal personale. Ma nulla a tutt’oggi è stato restituito ai lavoratori interessati.
Solo il 10 agosto scorso, a detta del Cra, il ministero dell’Economia avrebbe fornito all’Inps (gestione ex Inpdap) la documentazione attestante l’avvenuto pagamento all’ex Inpdap dei contributi di cui si chiede la restituzione.
Il timore ora è che il tempo continui a passare inutilmente, senza che il Cra si adoperi fattivamente per chiudere l’annosa questione, dandone opportuna comunicazione a tutti gli interessati.
Nel frattempo, dalla sede di via nazionale del Cra è giunta notizia che, su tre argomenti oggetto di contrattazione, l'ente, avvalendosi della facoltà prevista dalla legge, ha deciso di procedere unilateralmente.