di Roberto Tomei
Con decreto n. 34 dell’11 febbraio scorso, il direttore generale dell’Ingv, Massimo Ghilardi, ha aggiudicato definitivamente l’appalto per il servizio triennale di mensa della sede romana dell’ente.
All’esito di una gara a procedura aperta, con un a base d’asta di euro 1.345.500,00, oltre Iva, e che ha visto coinvolti ben cinque partecipanti, è risultata vincitrice la “Soc. Coop. Orgoglio Aquilano”.
Stando alla lettera del decreto firmato da Ghilardi, Orgoglio Aquilano, essendo Soc. e Coop., abbreviazioni pacifiche e inequivocabili, sarebbe appunto una società cooperativa.
Sennonché così sembra non essere, visto che, effettuati i necessari riscontri, “Orgoglio Aquilano” risulta essere incontrovertibilmente un Consorzio di imprese, sorto dopo il terremoto, che, come dovrebbe essere noto, è una aggregazione volontaria tra più realtà imprenditoriali, cosa assai diversa dalla società cooperativa che, invece, codice civile alla mano, è costituita tra persone fisiche e svolge una attività prevalentemente a favore dei soci, avvalendosi delle loro prestazioni e dei loro beni, ispirandosi a principi di mutualità e solidarietà.
Se tutto ciò e vero, come sembra, a Ghilardi non resta che restituire a “Orgoglio Aquilano” la sua esatta identità, presupposto indefettibile di qualsiasi orgoglio.
Esaurita tale fase, di doverosa rettifica, sarebbe auspicabile una pronta comunicazione, nell’apposita pagina del sito web dell’ente, dell’avvenuto ristabilimento della verità, previa riattribuzione della precisa identità all’aggiudicatario dell’appalto de quo.
Non solo per non ferire l’orgoglio del vincitore, ma anche per risalire di qualche posizione nella graduatoria governativa sulla trasparenza dei siti web egli enti di ricerca, che vede l’Ingv in una posizione (13 punti su 42) di cui c’è proprio poco da essere orgogliosi.