Usi-Ricerca, a dicembre scorso, ha sottoposto all’approvazione dei propri iscritti la proposta di protestare contro il blocco del contratto di lavoro, che si protrae da più di sei anni, boicottando le elezioni Rsu (liturgia utile solo per le grosse e grasse centrali sindacali, in programma da oggi a giovedì prossimo e alle quali non sono presenti liste Usi) e interrompendo, fino al rinnovo del contratto negato, il versamento della quota associativa mensile.
Mentre tutti gli enti di ricerca hanno puntualmente sospeso la ritenuta sindacale nella busta paga di febbraio dei dipendenti iscritti a Usi-Ricerca, siccome richiesto dallo stesso sindacato con lettera raccomandata del 15 gennaio 2015, recapitata il 20 successivo, il Cnr si è voluto distinguere, non facendolo, con ciò danneggiando l’immagine dello stesso sindacato.
Da accertamenti effettuati da Ivan Duca, coordinatore Usi-Ricerca/Cnr, è emerso che la lettera, subito dopo la ricezione da parte del competente ufficio, è stata tempestivamente consegnata alla direzione generale dell’ente, di cui Paolo Annunziato è titolare, dove sarebbe rimasta "in sonno" fino a mercoledì della scorsa settimana, quando al sindacato è stato segnalato che nella busta paga di febbraio del personale aderente all’Usi era regolarmente presente la ritenuta sindacale.
Senza pretendere quell’efficienza di cui tanto si parla e della quale ormai ogni amministrazione dovrebbe dare disinvoltamente prova, sarebbe bastata qui soltanto l’identica ordinaria solerzia manifestata dai competenti uffici degli altri enti del comparto.
Perché di questo si tratta: l’ente più importante della ricerca non riesce a fare quello che riescono a fare tutti gli altri. Un crollo dopo l’altro. Come non bastasse quello della produzione scientifica, ora cade a pezzi anche l’amministrazione.
Forse è il caso di cominciare a trovare qualche rimedio.
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