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Venerdì, 05 Lug 2024

logo istat 12Oramai il copione appare consolidato. L’amministrazione Istat, lungi dall’affrontare in maniera seria e rigorosa le problematiche in materia di salario accessorio che riguardano il personale, continua a tergiversare.

L’ultima dimostrazione in tal senso andrà in scena oggi, quando le sigle sindacali sono state convocate fin dal 22 maggio scorso con un ordine del giorno sulla carta davvero “corposo”  (salario accessorio anni 2011-2014; salario accessorio 2015; indennità di valorizzazione professionale ex art. 42 per il personale di IV livello) che, in calce, conteneva l’impegno dell’ente statistico a trasmettere successivamente la documentazione, ovvero le proprie proposte.

Dopo aver trasmesso, nei giorni scorsi una bozza di bando di selezione riguardante il predetto art. 42, nella tarda serata di ieri l’amministrazione ha inviato altri due documenti: un addendum all’ipotesi di accordo sulla ripartizione del salario accessorio 2011 e una ipotesi di contratto integrativo per gli anni 2012-2013. Nulla, invece, per l'anno in corso.

Mentre il bando di selezione rappresenta un atto (seppur tardivo) dovuto, gli altri due documenti si appalesano, da un lato, provocatori e, dall’altro, dannosi per il personale epperciò del tutto irricevibili.

Con il primo, infatti, l’amministrazione ai fini della distribuzione della produttività individuale e collettiva, tenta di introdurre - addirittura con effetto retroattivo - criteri selettivi discriminatori e illogici, che non tengono affatto conto dell’attività effettivamente svolta dal singolo dipendente.

Con il secondo, invece, l’amministrazione ripropone l’illegittima decurtazione, dal 2011 e per gli anni successivi, del fondo salario accessorio, per effetto della errata applicazione dell’art. 9, comma 2-bis del decreto legge 78/2010.

Tale disposizione normativa, che mediamente sottrae più di un milione di euro l’anno ai lavoratori, come più volte dimostrato solitariamente da Usi-Ricerca, non può trovare applicazione all’Istat, atteso che in ciascuno degli anni compresi tra il 2011 e il 2014 non c’è stata alcuna riduzione della consistenza media del personale in servizio e, quindi, non va effettuato alcun abbattimento rispetto all’importo del Fondo accessorio 2010.

Usi Ricerca – che fin dal 27 marzo 2015 ha invitato l’amministrazione a una corretta determinazione dell’ammontare del salario accessorio nel pieno rispetto della legge, che assicurerebbe (senza ricorrere ad estemporanee richieste prive di qualsiasi supporto giuridico) la copertura delle progressioni economiche e di livello – stante il perdurante immotivato rifiuto dell’Istat a rispondere alle osservazioni già formulate dal nostro sindacato, non legittimerà con la propria presenza l’odierna riunione, destinata palesemente a un nuovo, scontato nulla di fatto, salvo che qualche sigla non voglia assumere il poco gratificante ruolo di stampella della stessa amministrazione, avallando accordi assolutamente negativi per il personale.

P.S.

Di solito, il nostro sindacato non è molto avvezzo a replicare alle castronerie che spesso soggetti privi di qualità gli addebitano. Ma nella giornata di ieri un improbabile sindacalista della Cgil ha oggettivamente superato ogni limite di tolleranza.

In un suo scritto, degno di miglior causa, fatto circolare tramite email, costui si è avventurato improvvidamente in valutazioni del tutto gratuite sull’operato del nostro sindacato, affermando testualmente:

"L'Usi non firma da anni e mi pare che spesso non si presenti neanche alle riunioni"… "la mancata inclusione nel salario accessorio dei tempi determinati. L'USI la propone credo da sempre. L’ultima proposta – che abbiamo condiviso - è un tentativo di renderla praticabile".

Si tratta di affermazioni che denotano ignoranza e/o malafede, atteso che - come noto a tutti ma non all'improvvido sindacalista - gli accordi si firmano solo quando sono positivi per il personale, mentre la proposta Usi per la corretta determinazione del salario accessorio non prevede affatto “l’inclusione nel salario accessorio dei tempi determinati” e che la decisione di non partecipare a inutili riunioni con una controparte, che da più di due mesi tace sulla nostra proposta risolutiva del problema, vuole essere un palese atto di sfiducia verso la stessa amministrazione che, evidentemente, il personaggio di cui trattasi non sembra in grado di comprendere.

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