Il suo nome è giunto fino a noi grazie a un’iscrizione funeraria che la ricorda come “grande medico”. Merit Ptah è vissuta in Egitto intorno al 2700 a.C.
Di lei si sa poco, così come poco si sa delle tante donne di cui conosciamo l’esistenza grazie al fortuito ritrovamento di iscrizioni funerarie che ne ricordano il nome e la professione, oppure grazie a fugaci citazioni in opere andate perdute.
La storia più antica della scienza femminile si alimenta quindi di presenze silenziose e discrete, che la parola scritta non ha saputo, o voluto, consegnare alla memoria dei posteri.
Scrive Daniela Domenici: “Il nome Merit-Ptah risulta composto da 'mr', che significa 'amato/a', da 't' che indica un nome femminile e da 'Pth', dio egiziano degli artigiani, creatore del mondo. Merit-Ptah vuol dire letteralmente 'donna amata da Ptah'.
Nell’antico Egitto, la scienza era legata alla religione e, se non proprio la prima scienziata, Merit-Ptah fu certamente una delle prime donne apertamente accettate come “praticanti di scienza”.
Vissuta durante l’Età del Bronzo, fu scoperta attraverso l’incisione che il figlio le ha dedicato sulla tomba situata a Saqqara, la necropoli di Menfi, antica capitale egiziana che si trova a circa 19 miglia a sud dell’attuale Il Cairo.
Poche civiltà permettevano alle donne di accostarsi al sapere scientifico, ma “l’ Egitto trattò le sue donne meglio di qualunque civiltà del mondo antico”, scrive James C. Thompson in “Women in the Ancient World”.
Peccato che le cose siano cambiate.
Sara Sesti
Matematica, ricercatrice su " Donne e scienza"
Collabora con l'Università delle donne di Milano
facebook.com/sara.sesti13