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Giovedì, 25 Apr 2024

Diffusa oggi dalla Corte dei conti la “Relazione 2021 sul sistema universitario”, redatta dalle Sezione Riunite in sede di controllo.

In Italia - si legge nel documento che approfondisce finanziamento, composizione, modalità di erogazione della didattica, offerta formativa e ranking delle università italiane, ricordando che l’Anvur ha fatto emergere giudizi di qualità elevati in prevalenza per le università del Nord del Paese rispetto a quelle del Sud e criticità per le telematiche - la quota dei giovani adulti con una laurea è aumentata costantemente durante l’ultimo decennio, ma resta comunque inferiore rispetto agli altri Paesi dell’OCSE. Tale fenomeno è riconducibile sia alle persistenti difficoltà di entrata nel mercato del lavoro sia al fatto che il possesso della laurea non offre, come invece avviene in area OCSE, possibilità d’impiego maggiori rispetto a quelle di chi ha un livello di istruzione inferiore. E le limitate prospettive occupazionali, con adeguata remunerazione, spingono sempre più laureati a lasciare il Paese (+41,8% rispetto al 2013).

Nell’evidenziare il mancato accesso o l’abbandono dell’istruzione universitaria da parte di giovani provenienti da famiglie meno abbienti, con redditi bassi, la Corte individua le cause, oltre che in fattori culturali e sociali, nel fatto che la spesa per gli studi terziari, caratterizzata da tasse di iscrizione più elevate rispetto a molti altri Paesi europei, grava quasi per intero sulle famiglie, vista la carenza delle forme di esonero dalle tasse o di prestiti o, comunque, di aiuto economico per gli studenti meritevoli meno abbienti.

Si tratta di un aspetto che - per la magistratura contabile - richiede un’opera di aggiornamento e completamento dell’attuale normativa, per dare piena attuazione alla disciplina del diritto allo studio con la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) e l’attivazione degli strumenti per l’incentivazione e la valorizzazione del merito studentesco.

Il referto evidenzia, inoltre, profili di criticità nell’ambito della ricerca scientifica, con particolare riguardo a quella del settore università:"nel periodo 2016-2019 l’investimento pubblico nella ricerca appare ancora sotto la media europea", mentre le attività di programmazione, finanziamento ed esecuzione delle ricerche si caratterizzano "per la complessità delle procedure seguite, la duplicazione di organismi di supporto, nonché per una non sufficiente chiarezza sui criteri di nomina dei rappresentanti accademici in seno ai suddetti organismi, tenuto conto della garanzia costituzionale di autonomia e indipendenza di cui all’art. 33 della Costituzione". In aggiunta, la notevole percentuale del lavoro precario nel settore della ricerca determina la dispersione delle professionalità formatesi nel settore.

Risultano, poi, ancora poco sviluppati i programmi di istruzione e formazione professionale, le lauree professionalizzanti in edilizia e ambiente, energia e trasporti, ingegneria, e mancano i laureati in discipline STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) e questo incide negativamente sul tasso di occupazione.
Per quanto riguarda la collaborazione tra università e settore produttivo privato, dalla Relazione si apprende che appare positivo il ruolo svolto da uffici per il trasferimento tecnologico e imprese spin off, con un notevole incremento della spesa per la protezione della proprietà intellettuale, più che raddoppiata nel quadriennio 2016-2019, come è quasi raddoppiato il numero dei brevetti concessi riconducibile alle attività di ricerca delle università italiane, rendendo, con ciò, pienamente evidente, anche in chiave prospettica, il ruolo che le strutture di trasferimento tecnologico possono svolgere per lo sviluppo economico del Paese.

Con riferimento agli aspetti finanziari emerge, infine, che il fondo per il finanziamento ordinario (FFO), il cui ruolo di finanziamento primario ha dispiegato i propri effetti anche con riferimento alla necessità di far fronte all’emergenza epidemiologica da Covid-19 "rappresenta la quota più significativa a carico del bilancio statale per le spese per il funzionamento e per le attività istituzionali delle Università".

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