di Paolo Vita
A complicare la questione Fondazione Gabriele Monasterio-Cnr c'è il fatto che alcuni dipendenti del Consiglio nazionale delle ricerche hanno scelto di praticare la professione medica in forma privata (con tanto di listino prezzi) presso le strutture della Fondazione, in base alla legge che prevede, solo per il personale medico del servizio sanitario nazionale e dei policlinici universitari, il regime dell'intramoenia.
Una pratica in virtù della quale il medico esercita privatamente ed a pagamento utilizzando la struttura dell'ospedale pubblico, che introita la parcella direttamente dal paziente e la riaccredita in parte al medico.
Trattandosi però di dipendenti del Cnr, la Fondazione prima trasferisce i soldi al Cnr (visto che i dipendenti sono i suoi) e poi quest'ultimo li dovrebbe ridare ai lavoratori.
Ma se il Cnr provvedesse davvero a ridare tali soldi ai suoi dipendenti ammetterebbe che i ricercatori invece di fare ricerca fanno i medici presso una struttura privata.
Così la ragioneria del Cnr ha bloccato tutti questi pagamenti costituendo un fondo speciale dove solo nel mese di maggio 2010 sono finiti 10.349,94 euro di prestazioni pagate da privati cittadini a medici del Cnr (e non della Monasterio) per attività privata.
I direttori del Cnr Battistoni e Preti hanno quindi suggerito a Luigi Donato, direttore della Fondazione, di stipulare una convenzione operativa con l'Istituto di Fisiologia Clinica-Cnr "per l'esecuzione di specifici progetti/programmi di ricerca di interesse delle due parti", per periodi determinati e che, solo in via complementare, potrebbe prevedere la possibilità per i ricercatori di svolgere "attività sanitarie, cliniche o diagnostiche" esclusivamente per fini di ricerca.
Il Cnr si è poi dichiarato disponibile a dare il nulla osta al passaggio di personale ricercatore nei ruoli della Fondazione che, naturalmente, dovrebbe farsi carico per intero dei relativi oneri stipendiali.
I problemi da risolvere per il Cnr con la Fondazione non finiscono qui, infatti ancora irrisolte sono le questioni relative al conferimento da parte del Cnr alla Monasterio di beni demaniali del valore di 21 milioni di euro contro cui si espresse formalmente l'Agenzia del Demanio e di altri beni mobili dell'Ifc quantificabili in circa 20 milioni, di cui nella missiva di Battistoni e Preti non vi è traccia. Su tali ultimi aspetti, e salvo altri, sta indagando la Corte dei Conti.
Inoltre resta da risolvere il problema sollevato dal ministero della Sanità secondo cui la Monasterio sta utilizzando accreditamento e convenzione in essere tra il Ssn e l'Ifc-Cnr anziché aver provveduto ad avviare il complesso iter per il suo accreditamento.
Come dire: la Fondazione prende soldi pubblici grazie all'uso di una convenzione non sua, visto che lo stesso ministero della Salute ha spiegato come "Da parte del livello aziendale responsabile dell'invio dei dati (sugli accreditamenti con il Ssn, ndr), è stata effettuata la modifica della denominazione della struttura preesistente, anziché registrare una nuova posizione anagrafica con un nuovo codice struttura".
Ma quale sia "il livello aziendale responsabile dell'invio dei dati", il ministero non lo ha spiegato.
Ora resta da vedere se il pasticcio Monasterio sarà risolto prima dal Cnr, dalla Corte dei Conti o dalla Corte Costituzionale, sempre che non si interessi alla questione qualche altro magistrato.
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