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- di Maurizio Sgroi
Forse è esagerato dire che nulla sarà più come prima, nel mercato immobiliare, dopo la pandemia. Ma qualche cambiamento strutturale probabilmente è intervenuto.
Ai primi di dicembre dello scorso anno, quando nulla faceva presagire lo scenario politico attuale, gli economisti del Gruppo dei Trenta, di cui Mario Draghi è Senior Member, ha pubblicato un rapporto che contiene la ricetta per riavviare e ristrutturare il settore delle imprese dopo l’emergenza Covid.
Una breve analisi pubblicata sull’ultimo bollettino della Bce, dedicata agli andamenti delle retribuzioni nell’anno appena passato, arriva a una conclusione che è il caso di tenere a mente. Ossia che gli effetti della pandemia sul livello dei redditi inizieranno probabilmente a vedersi a partire da quest’anno, visto che in quello passato hanno prevalso gli effetti di “trascinamento” indotti dagli accordi siglari prima dello scoppio dell’emergenza sanitaria.
L’ultimo bollettino del Banca Centrale Europea (Bce) torna sulla crisi del settore turistico, che l’evoluzione dell’emergenza sanitaria rischia di rendere sempre più profonda e persistente. Per rendersi conto della situazione, è sufficiente confrontare gli arrivi nel terzo trimestre dell’anno, ossia nel periodo estivo, del 2019 e confrontarli con quelli dell’estate scorsa, quando pure si osservò una tenue ripresa del settore dopo gli sfasci provocati dal lockdown.
Recenti osservazioni svolte dall’Ocse e dalla Bis di Basilea forniscono interessanti spunti di riflessioni che contribuiscono a spiegare perché nelle economie avanzate la ripresa post pandemia appare assai più lenta e problematica rispetto a quanto si stima accadrà nelle economie emergenti, Cina in testa.
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