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- di Giovanni Damiani
Penso alle 5 persone che hanno perso la vita nel torinese mentre erano al lavoro, a notte fonda. Erano giovani e alcuni padri di famiglia con figli. La radio dice che siamo arrivati a 450 vittime sul lavoro quest'anno. Il numero dei mutilati non è reso noto, rimane indefinito. Ed è solo agosto.

L'attenzione dei mass media è concentrata, comprensibilmente, sulla morte di Prigozhin e sul discorso funebre di Putin. Un po' tutti i commentatori si fanno la domanda: è cosa che rafforza l'autocrate del Cremlino, e quindi la sua guerra d'aggressione in Ucraina, o no? Le ipotesi che si fanno sono molteplici e anche contraddittorie fra loro.
Martedì scorso, su Repubblica, Ezio Mauro ha concluso le sette lunghe puntate - lunghe relativamente a un giornale - dedicate alla rievocazione del 25 luglio e parte degli avvenimenti successivi.
La questione del salario minimo si presta a qualche osservazione. Tralascio tutte le corbellerie ideologiche portate avanti da una miriade di economisti cosiddetti liberali che quando lo Stato è chiamato a legiferare in favore dei lavoratori invocano sempre il mercato, il pericolo del lavoro nero e tante altre calamità, mentre quando quel medesimo Stato interviene quotidianamente e sotto diverse forme a dare aiuti, spesso a go go, a lorsignori è considerato normale. Basti dire in proposito che nell'Europa dell'Ue, anche quella liberal liberista, sono 22 gli Stati che prevedono il salario minimo.
Mercoledì scorso ho avuto la ventura di passare al Circo Massimo. Ho visto lo smantellamento delle strutture del concerto di Travis Scott del giorno prima che tante polemiche ha suscitato, comprese le vibrazioni da terremoto provocate.
