di Flavia Scotti
Solenne bocciatura degli enti di ricerca da parte del governo. Nessuno dei diciotto enti presi in esame fornisce ai cittadini informazioni via web tali da potersi considerare sufficienti.
E’ questo l’impietoso verdetto che si è abbattuto sul gotha della ricerca italiana. Rispetto ai 42 indicatori prefissati dal Dipartimento della Funzione Pubblica, solo il Cnr e l’Enea riescono a soddisfarne 12. Tutti gli altri vanno peggio.
A 10 si fermano l’Agenzia spaziale italiana (Asi), l’Istituto per la nutrizione (Inran) e quello per la Metrologia (Inrim). Staccato di quattro lunghezze, con soli 6 indicatori positivi, troviamo l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). A 5 si piazza l’Isfol.
L’Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione), chiamato solitamente a valutare gli altri, questa volta deve incassare un vergognoso punteggio di 3 su 42, così fornendo una informazione telematica che probabilmente nessuna delle scuole italiane valutate dallo stesso Invalsi avrà ottenuto.
Stesso risultato per l'Inaf. Due big dell’informazione, l’Istat e l’Istituto superiore di sanità, si fermano, invece, miseramente a 2. Peggio di loro, si fa per dire, fanno soltanto l’Istituto nazionale di economia agraria (Inea), il Centro Fermi, l’Istituto italiano di studi germanici e la Stazione Zoologica “Anton Dhorn” di Napoli, con un solo disco verde e 41 rossi.
Dulcis in fundo, con tanto di maglia nera, appaiati a 0 (dicasi:zero), il Cra (Consiglio nazionale per la sperimentazione in agricoltura), l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e l’Ogs di Trieste. In pratica, i loro siti internet - secondo il governo - mancano di tutto, anche delle notizie più elementari: dalle retribuzioni ai curriculum degli amministratori; dai tassi di presenza del personale agli incarichi e alle consulenze. Quantomeno, si tratta di una mancanza di rispetto nei confronti dei contribuenti.
Eppure, per l’allestimento e per l’aggiornamento dei siti web di soldi pubblici se ne spendono parecchi. Addirittura non presente la valutazione del sito dell’Ispra.
Il Foglietto già lo sapeva che per acquisire informazioni dagli enti di ricerca occorrevano dure battaglie.
Oggi se ne è accorto anche il governo. Ora che siamo in buona compagnia, è auspicabile che si realizzi finalmente quella trasparenza grazie alla quale il cittadino potrà controllare il reale impiego delle risorse pubbliche.