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- di Franco Mostacci
Con l’armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio degli enti locali, previsti dal D.lgs 118/2011, i bilanci dei Comuni diventano sovrapponibili e direttamente confrontabili.
L’oro di Bankitalia, dunque. Se fosse solo una questione di soldi, vale a dire del desiderio di impossessarsi del tesoro aureo di via Nazionale, che a prezzi 2017 valeva circa 85 miliardi, non sarebbe più di una riga nelle cronache dell’inesauribile fame fiscale del nostro tempo. E invece l’oro di Bankitalia è un capitolo di una saga assai più intricata che gareggia con quella dei Nibelunghi, con i banchieri centrali a recitare il ruolo dei difensori dell’oro del Reno, da cui si può forgiare l’anello per dominare il mondo.
Tra il 4 e l’8 febbraio 2019 l'Ossevatorio sulla corruzione nelle amministrazioni pubbliche ha visitato i siti internet di 531 pubbliche amministrazioni appartenenti ai comparti dell’Amministrazione centrale (24), Scuola (20)[1], Università (66), Enti pubblici di ricerca (20), Regioni (20), Province e città metropolitane (102), Comuni capoluogo (108), Aziende sanitarie locali (101), Aziende ospedaliere e Irccs (70). In termini di personale gli enti monitorati rappresentano i 2/3 della pubblica amministrazione.
Ero pronto a buttar la croce addosso al governo del cambiamento, commentando l’ennesimo dato negativo del pil che certifica la (bentornata) recessione italiana, quando d’improvviso ho visto la luce.
Con la nota di aggiornamento al Def di ottobre 2018, il Governo prevedeva per il 2019 una crescita del Pil di 1,5%. Già allora l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb) aveva giudicato troppo ottimistiche le stime, soprattutto per la dinamica degli investimenti e per il deflatore. Poco dopo, il Fondo monetario internazionale (Fmi) aveva pronosticato 1,2%, mentre a novembre la Commissione europea si era fermata a 1% e l’Ocse indicava 0,9%.
In tempi di pensiero magico, nei quali la (pseudo) conoscenza procede a colpi di battute sui social, vale la pena spendere del tempo per ricordare alcune elementari nozioni sull’andamento della realtà, giovandosi di quest’ultima in qualità di maestra, ruolo nel quale eccelle, malgrado uno stuolo crescente di denigratori.
La tornata 2016-2018 relativa alla procedura di abilitazione scientifica nazionale per per l'accesso al ruolo dei professori universitari, che si sarebbe dovuta concludere entro il 6 agosto - vale dire entro 4 mesi decorrenti dalla scadenza del quadrimestre nel corso del quale è stata presentata la candidatura, termine che, originariamente fissato in 3 mesi (art. 8, comma 3, Dpr n.95/2016), era stato già differito di 30 giorni in sede di conversione del decreto-legge n. 244/2016 (art. 4, comma 5-sexies) - con il recente decreto “milleproroghe” n. 91/2018, è stato prorogato al 31 ottobre 2018.
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