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- di Roberto Tomei
Dopo l’approvazione da parte del governo del regolamento che va a sostituire quello introdotto dal Dpr n. 222/2011 (vedere altro articolo), la nuova disciplina dell’abilitazione scientifica nazionale è quasi pronta.
Ciò che la crisi ormai più che settennale ha mostrato con chiarezza è l’inconsistenza della finzione teorica che vuole stato e mercato entità separate e quasi antagoniste. Le grandi protagoniste del post-crisi sono state, e non a caso, le banche centrali, ossia le entità che incarnano compiutamente il connubio stato/mercato che nei fatti decide le sorti dell’economia. E, infatti, ancora oggi, mentre la paura di un nuovo crash viene ogni giorno alimentata dalle cronache di borsa, tutti gli sguardi tornano a volgersi verso la Fed e la Bce, alle quali si chiede di trovare soluzioni a un avvitamento che esse stesse hanno contribuito a provocare.
Con un decreto licenziato dal Miur venerdì scorso, è stata autorizzata l’assunzione di 215 ricercatori negli enti di ricerca vigilati dallo stesso Miur.
Chi ci legge sa che abbiamo sempre seguito la materia dell’abilitazione scientifica nazionale (ASN), anche nella sua “fase patologica”, ossia del contenzioso giurisdizionale, cercando di informare sugli orientamenti della giurisprudenza, nella consapevolezza che il diritto, che piaccia o meno, è, in definitiva, quello che esce dai tribunali.
In principio, fu un tweet del Presidente del Consiglio, poi è stata la volta della legge di stabilità, ora è toccato al decreto della ministra Giannini e finalmente le nostre Università cominciano a vedere, anche se molto lentamente, l’alba per il reclutamento di nuovi ricercatori.
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