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- di Aldo Pirone
Quando si tratta di difendere la democrazia bisogna stare molto attenti a chi si prende come punto di riferimento.
Il 2024 sta per concludersi, un anno che, ex aequo con il 2023, verrà ricordato dalle generazioni future come il peggiore dalla fine del secondo conflitto mondiale. Alle porte dell’Europa, non una ma due maledette guerre continuano a mietere centinaia di migliaia di morti, non solo soldati ma anche bambini, donne, anziani inermi, trucidati con esecrabile disumanità.
Il sindaco Calenzano di sinistra - ha vinto al ballottaggio contro la candidata del centrosinistra - ha detto che bisogna riflettere sul fatto che le case erano troppo vicine al deposito dell'Eni esploso l'altro ieri provocando la morte di cinque operai. Il governatore di centrosinistra della Toscana Giani si è detto d'accordo con lui.
Oggi molte donne ricoprono ruoli di potere: guidano imprese, governano nazioni e lo fanno con competenza. Hanno conquistato il diritto di occupare queste posizioni e dimostrano ogni giorno di esserne all’altezza. Tuttavia, molte di loro, avendo interiorizzato valori tradizionalmente maschili, non sempre riescono a rappresentare i nostri autentici interessi e bisogni.
Adesso che gli economisti del Fondo monetario inernazionale (Fmi) ci fanno notare per l’ennesima volta che la ricchezza netta delle famiglie europee è parecchio concentrata nel 10 per cento della popolazione c’è da aspettarsi le solite intemerate. Come se il problema si esaurisse nella titolarità della ricchezza e non avesse a che fare anche sul suo utilizzo. Una società fortemente diseguale come quella britannica del XIX secolo finanziò lo sviluppo della ferrovie in mezzo mondo avviando una straordinaria crescita internazionale. La domanda è: cosa ci facciamo noi europei con questa ricchezza?
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