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- di Roberto Tomei
Come sempre, si è fatto attendere ma infine il testo definitivo del disegno di legge di stabilità (ex finanziaria) è stato reso disponibile a tutti.
Come sempre, si è fatto attendere ma infine il testo definitivo del disegno di legge di stabilità (ex finanziaria) è stato reso disponibile a tutti.
Mentre mi aggiro smarrito lungo la strada della storia, m’imbatto in un vecchio articolo di Robert Triffin intitolato “L’avvenire del sistema monetario internazionale” scritto nel lontano 1979 e mi colpisce con la potenza di una rivelazione l’incipit che trovo assai utile condividere con voi. “Non tenterò – scrive Triffin – di predire questo avvenire. Se cedessi a questa tentazione potrei soltanto dire che il sistema monetario internazionale non ha avvenire, poiché i nostri capi politici, e purtroppo i loro consiglieri economici, sono probabilmente incapaci della lucidità e del coraggio necessari per negoziare e realizzare le radicali riforme indispensabili per curare l’inflazione mondiale (erano gli anni Settanta, ndr), la recessione, gli squilibri di bilancia dei pagamenti, le caotiche fluttuazioni dei cambi, lo strisciante protezionismo e via dicendo, cui sembriamo oggi condannati”.
Nelle scorse settimane, il governo ha annunciato urbi et orbi e non senza enfasi di voler assumere 140mila precari della scuola. Un’operazione senz’altro di grande impatto politico (anche elettorale, se le circostanze lo dovessero consentire), abilmente sbandierata come la fine del precariato.
Mentre i disordini di Hong Kong di recente hanno attirato la nostra attenzione, le cronache continuano a ignorare la piccola Macao, perfetta metafora dello spirito del tempo. Prima colonia portoghese e ora regione speciale del nascente impero cinese, Macao sperimenta su di sé croci e delizie dell’economia globale, che se ancora le garantisce rendimenti e crescite stellari, nell’ordine dell’8-10% di Pil annuo, vede sorgere su di sé il tramonto incipiente dell’Occidente, gravato da debiti irredimibili, e insieme della sua Mainland, ossia la Cina, che cova grandi rischi insieme alle sue conclamate grandi opportunità.
Alla vigilia della presentazione da parte del governo del disegno di legge di stabilità, quella che fino a qualche anno fa si chiamava finanziaria, che senza ombra di dubbio conterrà tagli dolorosi in settori vitali per il paese, la VII Commissione Istruzione pubblica e Beni culturali del Senato, all’esito di una indagine conoscitiva iniziata a febbraio scorso, ha approvato, ai sensi dell'art. 50 comma 2 del Regolamento dello stesso Senato, una relazione, in materia di enti pubblici di ricerca.
Sembra di capire, leggendo un recente working paper della Bce (“Pension and fertilty, back to the roots”), che se la Germania ha uno dei tassi di fertilità più bassi al mondo è tutta colpa di Bismarck che, per primo, impiantò un sistema previdenziale e di welfare sul finire del XIX secolo, potendo contare sulle più che generose riparazioni di guerra imposte alla Francia sconfitta nel 1870 a Sedan.
Nei miei ricordi, non mi pare di aver mai vissuto un periodo in cui le risorse, in generale, e quelle da destinare a scopi pubblici, in particolare, non fossero scarse e, come tali, stando a quel che ci insegnano gli economisti, necessariamente applicabili a usi alternativi, vale a dire che, se si decideva di impiegarle per un certo obiettivo, non c’era poi modo di reperirne di nuove per un obiettivo diverso.
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