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- di Maurizio Sgroi
Ormai è chiara a tutti la complessità del problema di fronte al quale ci troviamo. Proviamo a riepilogare prendendo a prestito alcuni dati diffusi da Ocse nel suo ultimo outlook.
Quando cambiano le coordinate del discorso pubblico, capita di imbattersi in elementari verità che prima, quando ancora questa coordinate non erano mutate, erano appannaggio di pochi e venivano discusse ancor meno. Nessuno parla dei rischi della pioggia ad agosto. Salvo correre ai ripari – letteralmente – se una perturbazione improvvisa genera un nubifragio.
Poiché, com’è noto, l’Italia vive di importazioni per i beni energetici, la sostanziale fase di stallo nel conflitto russo-ucraino, e la disarticolazione delle linee di fornitura che fino a ieri hanno alimentato i nostri fabbisogni proiettano una luce poco rassicurante sul futuro della nostra bilancia energetica, che già nel 2021 ha subito un notevole peggioramento.
Il problema, sembra di capire leggendo l’ultimo Bollettino della Bis dedicato al rischio inflazione, è quanto sarà persistente l’ondata di rincari che ha riportato gli indici “che non si vedevano da decenni”. Perché proprio la durata delle tensioni metterà alla prova la robustezza del tessuto istituzionale che in questi decenni, anche grazie alla collaborazione di alcuni trend – uno per tutti quello dell’espansione della globalizzazione -, ha consentito di godere di prezzi bassi e stabili. Un andamento che ha consentito ai banchieri centrali di esercitarsi in notevoli innovazioni di politica monetaria quando è sorta la necessità di allargare il credito per rianimare l’economia.
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