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- di Maurizio Sgroi
E adesso spiegatemelo voi, che sapete tutto, perché in Cina e in Giappone non c’è l’inflazione. Che, rima a parte, è davvero un mistero gioioso.
E adesso spiegatemelo voi, che sapete tutto, perché in Cina e in Giappone non c’è l’inflazione. Che, rima a parte, è davvero un mistero gioioso.
Ormai è chiara a tutti la complessità del problema di fronte al quale ci troviamo. Proviamo a riepilogare prendendo a prestito alcuni dati diffusi da Ocse nel suo ultimo outlook.
Fra i tanti passaggi che vale la pena sottolineare del lungo rapporto annuale di Bankitalia, conviene dedicare qualche minuto a quello che sembra destinato a diventare il grande tema dei prossimi anni: i rinnovi contrattuali in un’epoca di inflazione crescente.
Quando cambiano le coordinate del discorso pubblico, capita di imbattersi in elementari verità che prima, quando ancora questa coordinate non erano mutate, erano appannaggio di pochi e venivano discusse ancor meno. Nessuno parla dei rischi della pioggia ad agosto. Salvo correre ai ripari – letteralmente – se una perturbazione improvvisa genera un nubifragio.
Poiché, com’è noto, l’Italia vive di importazioni per i beni energetici, la sostanziale fase di stallo nel conflitto russo-ucraino, e la disarticolazione delle linee di fornitura che fino a ieri hanno alimentato i nostri fabbisogni proiettano una luce poco rassicurante sul futuro della nostra bilancia energetica, che già nel 2021 ha subito un notevole peggioramento.
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