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- di Adriana Spera
di Adriana Spera
Esce, dopo tre anni, sempre nei tipi di Edizioni Ambiente, una nuova edizione della Guida ai green jobs, di Tessa Gelisio, giornalista e conduttrice televisiva e Marco Gisotti, giornalista e divulgatore, uno dei massimi esperti di green economy e green jobs, fondatore dell'agenzia di studi ambientali Green Factor è uno dei curatori del rapporto annuale “GreenItaly”.
Il libro è più che una versione aggiornata, un secondo volume del saggio inchiesta sui cambiamenti determinati dal binomio crisi economica e crisi ambientale nel mondo del lavoro.
Gli autori tornano ad indagare su alcuni settori e ne scandagliano di nuovi, cosicché dalla lettura si può avere una panoramica completa delle “mutazioni green” in atto nell'economia italiana.
Le interviste ai protagonisti di questa rivoluzione si alternano a schede che analizzano i vari settori dall'economia, al settore educativo.
Nel complesso, emerge una fotografia impietosa del paese a partire dall'assenza nel mondo politico di un'idea di politica economica atta a traghettarci fuori dalla crisi economica, l'assenza della politica con la P maiuscola.
L'economia viene trattata come trenta anni fa, mentre sta emergendo un tessuto industriale che si attrezza da sé rispondendo alla crisi con l'innovazione, il risparmio energetico nei processi produttivi. Insomma, si ha l'idea che vi sia in atto una sorta di mutazione genetica, che per sopravvivere vi sia chi pone in atto un adattamento alla crisi e l'adattamento è l'innovazione.
Impietoso poi il bilancio sul sistema educativo. Si esce dall'Università con una scarsa o nulla professionalità spendibile, cosicché, per entrare nel mondo del lavoro occorre fare corsi specialistici e tecnici, Master, spesso a pagamento. Gli Istituti tecnici superiori, a cui ci si può iscrivere dopo la scuola superiore, sono solo 59 in tutto il territorio nazionale e spesso non operano in sinergia con le imprese. L'Italia ha fatto il minimo sindacale di quanto previsto dalla legislazione europea di riferimento, specie nel settore della formazione-lavoro, e investe pochissimo in ricerca.
Non va meglio sul fronte dell'utilizzo delle fonti energetiche, un settore in cui si potrebbero sviluppare tanti nuovi lavori se solo ci fosse un piano energetico. Un'assenza che da una parte favorisce le grandi compagnie e dall'altra penalizza i consumatori. Continuando su questa strada non raggiungeremo mai una gestione democratica delle risorse energetiche e men che meno arriveremo all'autoproduzione di energia, che pure con le tecnologie oggi disponibili (pannelli solari, minieolico, ecc.) sarebbe possibile.
Infine, si utilizzano malissimo le risorse economiche per realizzare grandi e devastanti opere pubbliche. Molto maglio sarebbe se si impiegassero per mettere in sicurezza il territorio con interventi per arrestare il dissesto idrogeologico; per consolidare il patrimonio pubblico e privato, visto che si è in un territorio sismico; per porre in essere strategie per contrastare il mutamento climatico. In tal modo, si darebbe un sostegno, in tutti i settori, a tanta microeconomia locale, dall'agricoltura all'edilizia e, al contempo, si promuoverebbero nuove figure professionali. Entrerebbero in circolo risorse costanti nel tempo.
Il volume, arricchito da 125 schede sui lavori verdi più richiesti, risulta una lettura utile, in particolare, per orientare i giovani al lavoro e non solo per chi si interessa di economia.